Il trasloco
3 atti di
Athos Setti
titolo originale: L'agonia di Schizzo
regia di
Vincenzo La Camera
la commedia
Pasquale Montemurro, costantemente impegnato nell’arte di arrangiarsi, ama alzare il gomito e quando beve fa dei sogni strani. Un avvocato gli ha regalato un busto di Giuseppe Verdi e Pasquale sogna di incontrare il musicista in Paradiso. Qui Verdi gli dà i numeri di una quaterna … ma c’è dell’altro! E intanto il visionario Pasquale gioca …
note di regia
Il titolo della commedia richiama un avvenimento di quelli che possono capitare a tutti nella vita. Fino alla fine non arriveremo a sapere se il trasloco si farà o no, ma ciò che conta è che tutti lo aspettano, quel momento, perché rappresenta, per ciascuno, qualcosa d’altro rispetto al mero trasferimento di abitazione. Dell’imminente trasloco si vedono i segni: gli scatoloni si accumulano e, mentre si impacchettano gli arredi, i membri della famiglia Montemurro cambiano, si trasfigurano a poco a poco, in vista di ciò che accadrà dopo.
Pasquale sa che sta andando incontro a un feroce destino; la sua famiglia, invece, si prefigura una vita spensierata, il risarcimento per una vita di stenti. Si assiste così ad una progressiva trasformazione sulla e della scena: sul trasloco che verrà, si appuntano gli opposti sentimenti dei personaggi, divisi tra chi, Pasquale, quell’evento lo teme e chi, tutti gli altri, lo anela. La scelta è stata quella di attribuire visibilità al significato simbolico del trasloco: il trucco, i costumi, le luci, l’arredo di scena rendono evidente la crescente distanza tra i personaggi e i loro sentimenti. Più si avvicina la data fatidica, più la pelle di Pasquale si scolora, i suoi abiti si fanno cadenti e scuri, le sue parole pure lamentazioni. Di contro, la sua famiglia si colora sempre più intensamente, negli abiti, nei gesti; i volti si tingono fino a sbavare di colore, incapaci oramai di contenere l’intensità dell’euforica attesa. Mobili e scatoloni di cartone, in procinto di essere trasportati via, si addossano alle pareti della stanza, il centro della scena si svuota. Luci livide si oppongono a isole di colore. Tutto esprime l’irreversibile lontananza dei personaggi, il distacco tra la solitudine angosciosa di Pasquale e l’eccitazione spudorata degli altri, metafora delle molteplici facce della realtà. Tra le risate emerge un elemento molto serio: ci sono degli esseri umani che, aspirando disperatamente a qualcosa di meglio, rifiutano di farsi carico dell’altrui malessere, se di ostacolo alla propria felicità.
In trasparenza, dietro questo tema centrale, affiorano i riferimenti alle credenze magiche della più autentica cultura popolare; in particolare alla possibilità di comunicare con l’Aldilà. La vicenda infatti affonda le sue radici nel tema del possibile contatto tra defunti e viventi attraverso l’attività onirica, da sempre canale privilegiato per stabilire e mantenere una relazione con i trapassati, in questo caso reso operante per la comunicazione dei “numeri” da giocare al lotto.